Dislipidemia
Le malattie cardiovascolari associate alla malattia aterosclerotica coronarica rappresentano tuttora la principale causa di morbilità e di mortalità nei Paesi Industrializzati, compresa l’Italia. Uno dei principali fattori di rischio per la comparsa e la progressione dell’aterosclerosi sono i disturbi lipidici, in particolare la dislipidemia, conseguente a disordini metabolici congeniti o secondari a specifiche patologie, come ad esempio il diabete. L’ipercolesterolemia e le malattie cardiovascolari rappresentano due delle cronicità di maggiore rilievo e peso finanziario dal punto di vista socio-sanitario nel nostro Paese, e comportano significativi costi assistenziali, con un notevole impatto sulla qualità di vita dei soggetti affetti.
Convenzionalmente, si parla di ipercolesterolemia quando i valori di colesterolo ematico totale risultano stabilmente al di sopra di 200 mg/dl. Va, però, segnalato che ai fini prognostici e terapeutici una corretta interpretazione delle concentrazioni di colesterolo plasmatico deve tener conto di altri fattori di rischio coronarico eventualmente associati (ipertensione, fumo di sigaretta, diabete etc.); ciò in quanto la presenza di due o più di tali fattori incrementa notevolmente il rischio globale. Valori di trigliceridemia a digiuno >150 mg/dl espongono ad un aumentato rischio di malattia coronarica, specialmente se associati a bassi livelli di HDL-colesterolo. Il colesterolo legato alle lipoproteine ad alta densità (HDL-colesterolo) risulta protettivo nei confronti dell’aterogenesi (“colesterolo buono”), mentre il ruolo del colesterolo veicolato dalle lipoproteine a bassa densità (LDL-colesterolo) nello sviluppo dell’aterosclerosi è ormai comprovato (“colesterolo cattivo”). Diversi studi hanno dimostrato che le LDL sono le lipoproteine più aterogene. Di conseguenza, l’indicatore di riferimento per l’inizio ed il monitoraggio delle terapie ipolipemizzanti è il colesterolo LDL responsabili della formazione della placca aterosclerotica che ostacola il flusso sanguigno all’interno dei vasi.
Quanto più alto è il livello di rischio, tanto più basso deve essere il livello target di colesterolo LDL, al fine di proteggere il paziente dalla possibile manifestazione della malattia cardiovascolare. Pertanto, tra gli obiettivi prioritari per la prevenzione primaria e secondaria della malattia aterosclerotica vi è sicuramente quello di individuare interventi farmacologici in grado di tenere sotto controllo il colesterolo LDL e di ridurre l’incidenza di eventi cardiovascolari maggiori.
A tale riguardo, l’efficacia delle statine nel ridurre i livelli di colesterolo LDL e di ridurre il rischio di malattia cardiovascolare su base aterosclerotica risulta adeguatamente documentata sulla base di evidenze scientifiche e riconosciuta dalle linee guida internazionali.