Malattia di Parkinson

La Malattia di Parkinson è una malattia neurodegenerativa, ad evoluzione lenta ma progressiva, che coinvolge, principalmente, il controllo dei movimenti e dell'equilibrio.

Rappresenta la più frequente di un gruppo di patologie definite "Disordini del Movimento".

Le prime frammentarie descrizioni dei sintomi della Malattia di Parkinson risalgono a migliaia di anni fa (tra gli altri risultano citati in antichi testi cinesi (Su Wen), indiani (Ayurveda), greci (Iliade) e romani come anche nel vecchio testamento (Ecclesiaste) e nel Vangelo (Luca).

Molti personaggi famosi per i loro studi in medicina hanno descritto tali sintomi nel corso della storia, da Ippocrate e Galeno a Leonardo Da Vinci; riferimenti alla Malattia di Parkinson si ritrovano anche nell’arte (famoso il locandiere ritratto nel dipinto di Rembrandt “Il Buon Samaritano”) e in letteratura (Enrico VI di Shakespeare) .

Comunque la prima descrizione sistematica e precisa della Malattia di Parkinson è legata a James Parkinson (da cui appunto ha preso il nome), medico chirurgo londinese del XIX secolo, il quale ha avuto l’intuizione di capire che i sintomi descritti da 6 persone potevano essere ascrivibili ad una malattia fino ad allora sconosciuta pubblicando la sua ricerca in un libro oggi diventato famoso, il "Trattato sulla paralisi agitante".

La Malattia di Parkinson rappresenta la seconda più comune patologia neurodegenerativa al mondo ed è tipica dell’età anziana.

La prevalenza di questa malattia è lievemente più frequente nei maschi rispetto alle femmine .

Per quanto siano stati riconosciuti geni specifici (PARK1, PARK2 etc.) e sostanze particolari (trielina, metalli pesanti etc.) correlate allo sviluppo della malattia, ad oggi l’ipotesi eziologica più convincente è quella multifattoriale, cioè tutti i fattori di rischio sono coinvolti in maniera più o meno «pesata».

Qualunque sia il primo evento scatenante la Malattia di Parkinson, le prime manifestazioni si hanno dopo la perdita di oltre il 60% dei neuroni presenti nel tronco encefalico, in un’area precisa, chiamata Substantia Nigra, produttori di un importante neurotrasmettitore, la dopamina, indispensabile per il «controllo e trasferimento dei messaggi» lungo le vie di movimento.

Questo fine circuito che regola i muscoli volontari, connette tra loro diverse aree cerebrali sia profonde, come i gangli della base (nuclei caudato, putamen e pallido), sia superficiali, come la corteccia motoria primaria, supplementare e pre-motoria.

Non esistendo test specifici, la diagnosi è essenzialmente clinica e viene posta sulla base di segni e sintomi della malattia tra i quali i più comuni sono: tremori, rigidità, rallentamento, disturbi dell’equilibrio e dell’andatura da uno specialista neurologo che potrà eventualmente avvalersi del supporto di esami strumentali quali RMN encefalo, metodiche di neuroimaging funzionale (ad esempio PET, SPECT, fMRI; scintigrafia miocardica con 123I-MIBG) per affinare la diagnosi e distinguerla da altre patologie simili (Parkinsonismi).

a Malattia di Parkinson ha un grande impatto sulla qualità di vita dei pazienti poichè coinvolge con diversi gradi di severità le funzioni motorie, vegetative, comportamentali e cognitive. Queste ultime possono

essere spesso direttamente correlate alla malattia (es. depressione e disturbi del sonno) o agli effetti indesiderati di alcune terapie (es. allucinazioni, stato confusionale).

I principali approcci farmacologici sono la levodopa L-dopa (associata ad un inibitore della DOPA decarbossilasi), i dopamino agonisti (DA), gli inibitori delle catecol-o-metil trasnferasi (COMT) e gli inibitori delle monoaminossidasi B (IMAO-B); questi somministrati in monoterapia o in associazione, a seconda del grado di severità della patologia, sono in grado di migliorare la sintomatologia e di conseguenza la qualità della vita nonchè di rallentare la progressione della malattia

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